Henry Fox Talbot (11 febbraio 1800 – 17 settembre 1877) è considerato il pioniere della fotografia, passato alla storia come l’inventore del meccanismo positivo/negativo.
Ricercatore, fotografo e inventore inglese, Talbot fu il precursore della fotografia intesa come immagine, come prodotto non più generato dalla mano dell’uomo, bensì grazie all’impiego della tecnologia.
Grazie alla sua scoperta, Talbot contribuì a modificare il paradigma tradizionale della realizzazione delle immagini, fino ad allora identificabili come raffigurazioni pittoriche della realtà.
Deluso dalla limitatezza dello strumento pittorico – l’acquerello – incapace di rappresentare la realtà con completezza, Talbot intraprese con grande coraggio la “strada della luce”, decidendo di utilizzarne l’azione per dare vita alle sue immagini.
L’obiettivo delle ricerche di Talbot divenne quindi riuscire ad ottenere delle immagini “foto-chimiche”.
Leggenda vuole che nel 1833, in occasione di una vacanza sul lago di Como, Talbot, intenzionato a riprodurre le bellezze del posto, iniziò a cercare un mezzo per “fissare” l’immagine nella camera oscura.

La sciadografia e la nascita del negativo
Il primo passo di questa ricerca fu rendere sensibile alla luce un comune foglio di carta da scrivere, immergendolo in una soluzione di sale e nitrato d’argento.
Fu così che Talbot ottenne il suo primo negativo, posando una foglia sulla carta ed esponendola alla luce per consentire alle parti coperte di scurirsi.
Il primo negativo della storia fu pertanto quello di una foglia: nacque così la tecnica della sciadografia (shadowgraph).
Un’evoluzione dei suoi studi lo portò a determinare il fissaggio dell’immagine, attraverso un procedimento in grado di renderla più ricettiva alla luce e quindi immune alla sua influenza.
L’immagine stabilizzata si otteneva bloccandone lo sviluppo e rendendola permanente, grazie ad un lavaggio della carta, impressionata con una forte concentrazione di sale,
Il 1835 fu quindi l’anno di nascita del primo negativo, per noi oggi così comune, per lui allora scoperta seguita da costanti – e coraggiosi – studi e sperimentazioni chimiche (su sali d’argento, concentrazioni e differenti tipi di lavaggio).

Calotipia (o Talbotipia)
Nel 1841 Talbot battezzò il primo processo negativo-positivo con il nome Calotipia (dal greco Kalos, bello e Typos, segno).
Il calotipo, o “disegno fotogenico”, fu una scoperta pionieristica per la storia della fotografia, in particolare della “fotografia chimica”, come modernamente intesa, poiché consisteva nel processo atto a far ottenere stampe fotografiche da negativo.
La chiave di volta della scoperta di Talbot fu la capacità di ottenere più copie dall’immagine negativa, (a differenza della scoperta introdotta da Luois – Jacques Mandé Daguerre.
Il negativo, ottenuto da un foglio di carta imbevuta in ioduro d’argento e poi esposto alla luce e sviluppato, veniva stampato su carta trattata in modo uguale.
Inizialmente il procedimento per ottenere il positivo prevedeva semplicemente che il negativo venisse rifotografato, per ottenere così una immagine positiva poiché invertita.
Successivamente, lo stesso Talbot mise a punto un ulteriore procedimento, la stampa “a contatto”, secondo la quale il negativo veniva poggiato su un foglio bianco fotosensibile ed esposto alla luce, generando così l’immagine in positivo attraverso il filtraggio di raggi solari tramite le zone chiare del negativo e imprimendo sul foglio sottostante l’immagine al positivo.
Nel 1844 Talbot pubblicò la celebrazione delle proprie scoperte in un libro dal titolo “The Pencil of Nature”, il primo volume illustrato contenente 24 calotipi.

The Pencil of Nature
The Pencil of Nature è il primo testo interamente illustrato con fotografie e costituisce una pietra miliare della storia fotografica.
L’opera di Talbot riporta in dettaglio tutte le sue scoperte e include 24 stampe calotipiche incollate a mano, ciascuna raffigurante le possibili applicazioni della tecnica da lui ideata.
Le 24 tavole furono selezionate con cura, con il preciso obiettivo di dimostrare i vari usi e le diverse applicazioni che la fotografia potesse avere.
Il volume contiene una raccolta di una grande varietà di immagini, dalle foto di architettura a quelle di still life.
Obiettivo di Talbot: proporre la fotografia e la sue applicazioni come una nuova forma d’arte capace di catturare la realtà e veicolarne i significati con una forza maggiore rispetto alle tecniche utilizzate fino ad allora.
Ecco perché l’autore impiegò brevi testi come espediente per illustrare le tecniche impiegate per realizzare le immagini presenti nel volume, evidenziando così la valenza artistica delle immagini e della fotografia stessa.
Fra i suoi soggetti, Talbot prediligeva le nature morte e la sua tenuta di Lackock Abbey. Ognuno di questi soggetti era in grado di riprodurre il duplice obiettivo di Talbot: da un lato conferire alla fotografia il dovere di fungere da frammento di realtà, priva di interventi manuali da parte dell’autore.
Dall’altro, il fatto che l’immagine, così come veniva fotografata, fosse stata composta dall’autore e di conseguenza “falsata” da esigenze estetiche dell’occhio umano, faceva in modo che la fotografia fosse testimonianza oggettiva di realtà.
In quel momento particolare, Talbot faceva riferimento ai tipici quadri di allora, composti dalla natura morta, genere che di grande riscontro da parte di pubblico e autori sin dal 1600.
Nonostante il principio originario di Talbot fosse quello di realizzare delle immagini nitide e chiare, le tecniche di allora non consentirono il conseguimento a pieno di questo scopo, conferendo alle immagini prodotte da Talbot un’atmosfera di “affascinante imperfezione” che le rendeva, e le rende all’occhio dell’osservatore odierno, un forte collegamento emotivo con il passato remoto della fotografia.

Per maggiori approfondimenti sull’argomento:
• Henry Fox Talbot, The Pencil of Nature, 1844
• Pollack, P., Storia della fotografia dalle origini ad oggi, Garzanti, Milano, 1959
• Newhall B., Storia della fotografia. Einaudi, 1984.
• Zannier, Storia e tecnica della fotografia,
• Roberto Signorini, Alle origini del fotografico
• The First Negatives London 1964
• W.H.F.Talbot: Father of Photography London 1965
• W.H.F.Talbot: Inventor of the Negative-Positive Process New York 1973
• W.H.F.Talbot: Pioneer of Photography and Man of Science London 1977
• Fox Talbot Photographer London 1979

Curiosità:
• Gran parte delle opere di H. F. Talbot è conservata presso il Fox Talbot Museum di Lacock:

Henry Fox Talbot Museum at Lacock Abbey - Lacock SN15 2LG, Inghilterra
Tel: 44-1249-730459
Fax: 44-1249-730501

http://www.nationaltrust.org.uk/[...]/w-lacockabbeyvillage-talbotmuseum.htm

• Sito che raccoglie tutta la corrispondenza di H. F. Talbot: http://foxtalbot.dmu.ac.uk