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Paesaggio Fotografia Pianificazione
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Autore: Stefano Ferrando - Università degli Studi di Cagliari - [2008-09]

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Abstract
Questa tesi si pone l’obiettivo di analizzare l’intreccio di tre diverse questioni: il paesaggio e le problematiche legate alla sua percezione; l’architettura, intesa in senso ampio, come l’insieme delle tecniche e delle discipline che l’uomo utilizza per trasformare, conservare, riqualificare e valorizzare il patrimonio ambientale; la fotografia e il ruolo determinante che negli ultimi anni ha avuto nella rappresentazione dell’ambiente antropico.
Tre diverse questioni dunque che si inseriscono in un quadro di profondi mutamenti per quanto riguarda gli strumenti relativi alla pianificazione e alla rappresentazione del territorio. Per questo motivo verranno analizzati i nuovi strumenti giuridici per la pianificazione resi necessari dal concetto dinamico e complesso di paesaggio introdotto dalla Convenzione Europea, compiendo un excursus storico-normativo per capire come l’evoluzione del concetto di paesaggio sia passato da una visione puramente estetica a quella patrimoniale legata alla nuova cultura del paesaggio.
La pianificazione è legata a doppio filo con la rappresentazione del paesaggio stesso in quanto “la progettazione è educazione alla visione”, come sosteneva l’architetto settecentesco Filippo Juvarra. D’altra parte, l’accento sul problema percettivo è posto dal concetto su cui si basa la stessa Convenzione Europea, che definisce il paesaggio come una parte di territorio così come è percepito dalle popolazioni che lo abitano.
A questo aspetto si lega quello relativo alla crisi dei tradizionali strumenti di rappresentazione di fronte alla crescente complessità del territorio: già negli anni Novanta gli studi di Stefano Boeri e di Andrée Corboz mettono in risalto come gli schemi utilizzati sin dagli anni Sessanta per analizzare la città europea (basati sulle dicotomie città/campagna, centro/periferia…) siano stati sostituiti da nuovi concetti come quelli di “ipercittà”, “moltitudine” o “dinamiche pulviscolari”. In questo quadro di profondo mutamento l’urbanistica e i suoi strumenti di pianificazione sono andati incontro a grandi difficoltà di fronte alla necessità di descrivere e rappresentare queste condizioni: la visione zenitale e distaccata delle carte topografiche non è più sufficiente a rendere la complessità del territorio (tanto quello sfrangiato e polverizzato delle grandi città quanto quello vuoto e ricco di stratificazioni della nostra regione) ed è dunque necessario introdurre nuove procedure d’indagine.
Le capacità descrittive della fotografia fanno di questo medium uno strumento per guardare, raffigurare e scoprire nuove possibilità di percezione, oltre che un indispensabile strumento di indagine territoriale. Questo forte legame tra rappresentazione fotografica, pianificazione e paesaggio è messo in evidenza dalle numerose esperienze di committenza pubblica che vengono prese in considerazione nella seconda parte, con una particolare attenzione alla scena italiana (legata alla figura chiave di Luigi Ghirri e ad altri fotografi che negli anni Ottanta portarono ad una ridefinizione dell’immagine del paesaggio italiano) e alle più importanti esperienze di committenze pubbliche condotte in Europa. Inoltre, gli esiti di queste esperienze (mostre, pubblicazioni di cataloghi e creazione di archivi) mostrano come la fotografia sia uno strumento prezioso per rendere accessibile ad un’ampia parte della popolazione le problematiche della salvaguardia del patrimonio culturale, costruito e non, grazie al suo essere mezzo riconoscibile dalla generalità delle persone. Infine, il confronto tra gli obiettivi delle campagne fotografiche e quelli dei moderni strumenti di pianificazione, mettono in risalto una comunione di intenti, volti alla tutela in senso ampio e ad evitare la perdita di una identità culturale collettiva.
È a questo proposito che nella terza e ultima parte si volge lo sguardo sulla situazione nella nostra Regione, domandandosi quali attività passate, presenti e future nel campo della fotografia siano state portate avanti, con quali risultati o con quali aspettative. Partendo dai contenuti della Digital Library, si è effettuata una lettura critica degli archivi iconografici, considerando un arco temporale che considera gli estremi della storia fotografica della Sardegna con l’obiettivo di descrivere contemporaneamente un “storia della visione” e una “storia visiva dell’isola” e di definire un’immagine del paesaggio che consenta di progettarne correttamente una nuova. Le ultime considerazioni riguardano il bando recentemente pubblicato dall’Istituto Superiore Regionale Etnografico, segnale di un nuovo e produttivo interessamento dell’Amministrazione Pubblica per ciò che riguarda la fotografia.
La tesi si conclude con un’appendice che raccoglie alcuni tra i contributi teorici degli autori citati per consentire un veloce approfondimento degli argomenti trattati vista la scarsa disponibilità sul territorio regionale dei testi utilizzati per la ricerca.
[149 fotografie a colori e in b/n]

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