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L'altra metà del Cielo: Arte al femminile nella Cina contemporanea
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Autore: Silvia Smerilli - Università degli Studi di Roma La Sapienza - [2008-09]

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Abstract
Il presente lavoro nasce dalla mia grande passione per l’arte, e ho colto l’occasione che offre la stesura di una tesi di laurea per approfondirne un sostanzioso aspetto legato al mondo femminile e lasciato in ombra, perlomeno per quanto concerne la realtà cinese.
La mia scelta è caduta sull’arte contemporanea per svariate motivazioni, non ultima l’assenza, oserei dire forzata, di concrete testimonianze lasciate da artiste donne. Con questo non sto dicendo che non sia esistita prima di oggi un’arte al femminile, quanto piuttosto che sia stata fatta tacere, o comunque tenuta in disparte.
E’ interessante quindi analizzare in che modo la donna sia riuscita ad emergere negli ultimi anni e solamente in seguito, suo malgrado, a condizioni favorevoli dettate dall’esterno.
Per fare ciò mi sono orientata sulla valutazione di due personalità artistiche differenti legate tra di loro da un comune filo conduttore: il possibile desiderio di urlare, attraverso opere talvolta forti ed esplicite, talvolta dolci e velate, la loro presenza ad un mondo purtroppo ancora un po’ sordo.
Sulla base di queste premesse, mi è sembrato opportuno introdurre l’argomento con un primo capitolo relativo alla condizione femminile in Cina, per avere sin da subito un’ampia visione delle difficoltà che la donna è stata costretta ad affrontare per raggiungere un’emancipazione sempre negata.
Il successivo capitolo presenta un doveroso excursus in termini generali della storia dell’arte cinese contemporanea.
Lo studio degli aspetti dell’arte contemporanea che ho scelto di analizzare è suddiviso in due distinti capitoli corrispondenti il primo (capitolo tre), alla fotografia, con l’analisi delle opere di Chen Lingyang 陈羚羊 e Cui Xiuwen 崔岫闻, ed il secondo (capitolo quattro), alla videoarte, nel quale ritroviamo l’appena citata Cui Xiuwen 崔岫闻 con la sua produzione video.
Per mezzo dei loro lavori, queste due artiste sembrano essere state le uniche capaci di infrangere il pesante muro della censura, scegliendo di sfidare i tabù di una società ancora relativamente chiusa.
E’ incontestabile che l’esperienza cinese, o per meglio dire, l’esperienza rivoluzionaria portata avanti attraverso la rivoluzione cinese, sia stata strettamente legata sin dall’inizio ad una reale liberazione della donna, nel senso completo del termine. La rivoluzione cinese non sarebbe stata nemmeno possibile se fosse riuscita a coinvolgere solo la metà della popolazione ed avesse abbandonato l’altra metà allo stato di servitù, condizione nella quale la donna in Cina è stata nei secoli costretta a sottostare .
Il posto che la donna ha occupato nella società cinese è sempre stato il più basso. Secondo la formula delle “tre obbedienze”, ella doveva rispettare il volere del padre, quello del marito e, alla scomparsa di questi, quello dei figli maschi. Non aveva alcun diritto all’autodeterminazione della propria persona e, in opposizione ad un sistema che non le riconosceva nemmeno la dignità di essere umano, non le veniva permesso nessun concreto atto di ribellione, eccezion fatta per il suicidio, quasi un obbligo del resto nel caso delle vedove che davano in questo modo esempio di grande castità e prova di rispetto verso la famiglia che vedeva così innalzato il suo prestigio sociale.
Questa condizione di asservimento, veniva acutizzata anche tramite la totale mancanza di istruzione a cui la donna era obbligata, ancor più se povera: l’opinione dei più riteneva che nello svolgere i suoi doveri ella non avesse bisogno di istruzione, tanto che l’ignoranza era ritenuta sinonimo di virtù. Da qui si comprende facilmente per quale motivo il contributo della donna nella produzione artistica e letteraria della Cina antica risulti essere piuttosto scarso ed episodico. “Risulti essere” non significa però affatto che lo sia: è bene infatti puntualizzare che sino agli inizi del ‘900 la critica ufficiale ignorò di proposito l’attività svolta dalle donne nei campi delle lettere e delle arti costringendo quindi queste ultime a dedicarsi ai propri interessi nella solitudine della propria famiglia .

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