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Presentazione della tesi di Aida Antonelli
Eyes Wide Shut: fotografare la fotografia della realtà

10/07/2008
Il lavoro proposto può essere considerato e letto come un’esperienza ipertestuale all’interno del mondo visionario e futuribile del celebre cineasta Newyorkese Stanley Kubrick.
Partendo dal film “Eyes Wide Shut”, suo testamento artistico-programmatico e dalla fotografia quale unità-guida della propria cifra stilistica, il percorso volge a scandagliarne l’animo professionale, ideologico, pre-formativo e performativo, attraverso una serie di link di confronto e indagine che spaziano nello scibile culturale del secolo scorso ed ancora a ritroso, come se in una sorta di brainstorming le idee si richiamassero autonomamente e spontaneamente.
L’affascinante itinerario conduce, dunque, a vari e verosimili dialoghi di pensiero tra Kubrick e altre personalità di spicco nel panorama culturale mondiale, da Spielberg a Duchump, da Kafka a Leopardi, da Benjamin a Freud, solo per citarne alcuni.
E nel momento stesso in cui l’indagine si compone nelle sue tappe, ecco affiorare i cardini su cui saldamente poggia la poliedrica personalità del regista americano, attento sperimentatore d’avanguardia, sia tecnico che psicologico. Si tratta di un complesso reticolo di isotopie teorico-metodologiche in cui spiccano i concetti di “Fotografia della fotografia della realtà”, “Collage di pre-produzione”, “Prodotto meccanofatto”, “Vuoto allegorismo” ed altri ancora.
Un patrimonio spirituale inestimabile che S. Kubrick, da artista dell’animo umano, più che semplice prodigioso cineasta, dona al mondo perché ne scopra le infinite stratificazioni, combinazioni e potenzialità.
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