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La fotografia dall'analogico al digitale. Sociosemiotica dell'immagine fotografica.
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Autore: Fabrizio Vanzan - Università degli Studi di Roma La Sapienza - [1998-99]

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Abstract
Il passaggio dall’analogico al digitale costituisce uno dei temi di maggior rilevanza e attualità nell’ambito della odierna ricerca mediologica: vastissima è la letteratura che se ne occupa e molteplici sono le questioni epistemologiche, etiche ed economiche sollevate da tale mutamento paradigmatico. La pluralità degli approcci disciplinari che caratterizza il panorama delle scienze della comunicazione indaga sulle conseguenze di tale rivoluzione nell’ambiente sociocomunicativo orientando la propria analisi a seconda delle proprie finalità cognitive: ciò determina una varietà ed una ampiezza dello spettro dei contributi teorici di cui diamo un breve cenno qui di seguito, a mero titolo esemplificativo: analisi semiologiche sul nuovo statuto dei messaggi (vale a dire, analisi sulle nuove pratiche discorsive dei linguaggi ipertestuali, nonché sulle nuove modalità di significazione originate dal nuovo regime informatico della rappresentazione iconica, dal Nuovo Ordine del Visibile, cfr. Renaud 1989, Walter Bruno 1989, Colombo 1990, Bettetini 1987); analisi di sociologia e antropologia della tecnica (vale a dire, analisi sugli slittamenti e i mutamenti dei codici culturali in relazione ai supporti tecnici che ne condizionano l’operatività sociale iscrivendoli nei loro peculiari spazi semiotici, cfr. Levy 1996, Flichy 1996, McLuhan 1967, DeKerchove 1996, Berardi 1993); analisi e teorie artistiche che indagano sulle nuove modalità di produzione estetica dischiuse dalla duttilità e plasticità delle nuove tecnologie della simulazione informatica, concentrandosi sul passaggio dai linguaggi della riproducibilità tecnica a quelli della producibilità algoritmica (cfr. Capucci 1993, Fagone 1990, R. Berger 1993, Maldonado 1998, Costa 1990). Per non parlare dei risvolti politico-istituzionali e socio-economici che la conversione nel paradigma digitale degli impianti di trasmissione e di ricezione ha già originato nell’ambito delle strategie di globalizzazione delle conglomerate multimediali e dei riassetti legislativi cui ogni organismo nazionale deve procedere, ulteriore nodo problematico che ha dato luogo ad una fioritura di studi giuridici, economici e sociologici in proposito ( per una rassegna delle tematiche in proposito cfr. Ambrogetti 1998). La crucialità del paradigma digitale viene quindi ribadita da ogni approccio disciplinare, così come la comprensione del mutamento storico insito nel passaggio dall’analogico al digitale diviene questione ineludibile per lo studioso dei processi comunicativi. Il carattere epocale di tale svolta è segnalato da numerosi autori: Abruzzese ribadisce la centralità dei new media interattivi nel passaggio dalle dinamiche massificanti e omologanti sperimentate dai media unidirezionali classici (Stampa, Radio, Televisione) alle logiche di demassificazione e personalizzazione dei tragitti comunicativi attraverso i quali l’individuo costruisce la propria identità sociale ed acquisisce ruoli e posizioni all’interno di un sistema di relazioni simboliche sempre più fluide e sempre meno vincolate dalle tradizionali determinanti del comportamento sociale e dalle loro rispettive e tramontanti agenzie di socializzazione (cfr. anche l’analisi di Meyrowits 1985 sull’impatto dei media elettronici sui ruoli gerarchici, di affiliazione e di status): i codici culturali che governano le interazioni tra individui e gruppi sociali entrano in una fase di rinegoziazione perpetua; questa sorta di utopico e perenne statu nascenti delle relazioni sociali e del patrimonio cognitivo collettivamente condiviso e costruito, sempre aperto a rimodellizzazioni che ne impediscono una rigida cristallizzazione, viene salutato da Levy come la garanzia del recupero di tutte quelle qualità umane dei singoli individui che non trovano spazio e riconoscimento sociale all’interno delle logiche monolitiche e massificanti che hanno caratterizzato i precedenti ambienti tecnoculturali. Levy concentra inoltre la propria attenzione sulle potenzialità democratizzanti implicite nell’apertura del nuovo spazio antropologico del virtuale: la disponibilità di agorà e forum permanenti di discussione su ogni più minuto problema della convivenza civile permette un accesso chirurgico al tessuto sociale, eliminando i tipici problemi di fine tuning, di raccordo tra le prassi decisionali ed il verificarsi dei loro effetti, che hanno caratterizzato la gestione politica di ambienti sociocomunicativi dominati da tecnologie molari; la posta in gioco insita nell’avvento delle tecnologie molecolari è nientemeno che il passaggio da una democrazia rappresentativa ad una democrazia diretta.

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