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Modalità dell'autoritratto fotografico artistico
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Autore: Adriano Giotti - Università degli Studi di Siena - [2007-08]

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Abstract
L’obiettivo del nostro percorso è mostrare come un autoritratto fotografico possa veicolare l’identità dell’enunciatore ed i mezzi che l’enunciatore adopera per costruire il proprio discorso. Siamo infatti convinti che l’autoscatto possa essere depositario di un particolare fare persuasivo, in quanto vi è sintesi tra colui che scatta e colui che è soggetto dello scatto: entrambi si proiettano e si confondono l’uno sull’altro.
Comunque l’essenza manipolatoria dell’autoritratto fotografico non si esaurisce in questa sintesi, ma comprende i diversi modi in cui l’autoritratto può darsi. Riproponiamo quindi un’ipotesi di partenza cara a Jean-Marie Floch: non si dà mai naturalità nella significazione bensì costruzione e quindi diversi modi di costruzione dell’effetto. La fotografia, e di conseguenza l'autoscatto, non è né un indice né un deittico: il testo può celare al suo interno le marche della sua produzione ed apparire emanazione naturale (un testo che si parla da solo) ma rimane pur sempre un artefatto, una costruzione. Per questo illustriamo diversi modi di presenza dell'enunciatore all'interno del proprio discorso.
Per sviluppare la nostra tesi ci serviamo inoltre dell’impianto metodologico di Jacques Fontanille, impianto descritto e messo alla prova nel suo libro “Figure del corpo. Per una semiotica dell'impronta”. Nonostante le discussioni di cui è stato ed è ancora oggetto, noi confermiamo, attraverso il nostro percorso, l’estrema utilità delle figure del corpo nel campo dell’analisi dei testi fotografici.

La nostra tesi inizia con un’introduzione dove viene spiegato il significato persuasivo dell’autoscatto, soprattutto in funzione della laurea specialistica in “Teorie della comunicazione e tecniche dei linguaggi persuasivi” nella quale la nostra tesi si inserisce. Il capitolo prosegue con alcune necessarie indicazioni metodologiche e di approccio, oltre ad una breve spiegazione dell’importanza di analizzare il corpo nell’autoscatto.

Il secondo capitolo affronta in dettaglio l’autoscatto, offrendo una definizione semiotica di questa pratica artistica. Vengono spiegate quindi le funzioni a cui l’autoritratto fotografico è dedicato, tra cui, la più importante, la comunicazione dell’identità di colui che scatta. In questo capitolo sono sviluppati inoltre i concetti di identità e di corpo, fondamentali per una precisa definizione dell’autoscatto.

Il terzo capitolo è strutturato in tre analisi approfondite di alcuni testi fotografici. I testi sono stati scelti non per il loro valore estetico, bensì per il loro valore didattico: essi sono necessari per affrontare e spiegare meglio alcuni dei concetti affermati nel capitolo precedente. Come punto di partenza, analizziamo tre autoritratti fotografici di Diane Arbus, poi ci concentriamo su due autoscatti firmati dai loro autori, infine approfondiremo due testi di Francesca Woodman, una delle autrici contemporanee che si è maggiormente dedicata a questo genere artistico.

Nel quarto capitolo allarghiamo il nostro sguardo semiotico su un corpus più esteso di autoritratti fotografici con l’obiettivo di individuare le diverse modalità dell’autoscatto e di definire il risvolto comunicativo soggiacente a ciascuna scelta. In particolare ci soffermiamo sia sul rapporto che si viene a creare tra soggetto dell’enunciazione e soggetto dell’enunciato, sia sul rapporto che le varie pratiche di realizzazione dell’autoscatto attivano tra enunciatore ed enunciatario, quindi a livello pragmatico.

Il quinto capitolo è la conclusione del nostro percorso, dove riprendiamo brevemente le affermazioni iniziali e dimostriamo, attraverso i dati emersi nelle pagine precedenti, la fondatezza delle nostre ipotesi e l’importanza non dell’autoscatto come espressione intrinseca dell’identità dell’enunciatore, quanto delle modalità comunicative soggiacenti all’autoscatto, al suo farsi e darsi.

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