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La perdita del pudore nell'arte contemporanea
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Autore: Maria Luisa Brumana - Accademia Giacomo Carrara Bergamo - [2009-10]

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Abstract
Sembra che nel nostro contesto sociale contemporaneo il termine pudore sia estremamente difficile da definire e abbracciare con una sola definizione.
Nell’epoca della liquidità delle idee e delle situazioni, questo stato di coscienza è positivo e inopportuno, necessario e obsoleto, è virtù e debolezza a seconda del soggetto e della situazione in cui viene valutato.
Traccia una linea all’interno delle nostre persone, evidenzia il confine fino all’estremità raggiungibile, ma non oltrepassabile, proteggendo ciò che non vogliamo dire o vedere. Meccanismo unico ed esclusivo, è parte indispensabile e costante dell’esistenza dell’individuo umano.
All’inizio della seconda metà del Novecento l’attentato al pudore e la provocazione erotica erano un gesto di ribellione sociale, indispensabile soprattutto per le rivendicazioni femministe. Ora che la donna occidentale ha ottenuto libertà sessuale e parità sociale, sono diventati una necessità, un mezzo di crescita per l’artista stesso. Candore, decenza, modestia non sono aggettivi da usare per descrivere il lavoro di un vero artista contemporaneo. Caratteristica fondamentale, che differenzia un’opera che colpisce da una che passa inosservata, è la concentrazione di verità e autenticità che l’autore impiega. E se il prezzo della verità fosse la resa della pudicizia?
Investigerò sul ruolo dell’artista donna in relazione a questo argomento, partendo dall’emancipazione rivendicata negli anni Sessanta, per arrivare in particolare ai nostri giorni, postulando se ha ancora senso parlare di pudore in arte, se ne esiste ancora o se forse non è mai appartenuto a questa categoria; sottolineando che per l’artista contemporaneo il mostrarsi nell’intimità e lo spogliarsi dei tabù non è solo una denuncia o un’incisiva provocazione, ma una profonda necessità interiore di espressione.
L’analisi deve quindi partire dal presupposto basilare di non attribuire valori morali o critiche gratuite, non sono un giudice che delibererà una sentenza, ma un osservatore che analizzerà il fenomeno, partendo dal suo significato intrinseco, dal contesto sociale e dalle ragioni che lo considerano negativo o costruttivo, viaggiando in compagnia di artiste ormai osannate nei libri di storia dell’arte e altre meno conosciute, ma altrettanto coraggiose.

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