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Abitare un quartiere: Roma - Il quarticciolo
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Autore: Francesca Cozzi - Università degli Studi di Roma La Sapienza - [2002]

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Abstract
L’uomo crea, costruisce, gestisce, trasforma, vive e vede degli spazi..
L’ambiente è una creazione dell’uomo, descrivendo l’uomo si descrive l’ambiente perché è la sua espressione; l’espressione della sua cultura (uomo=ambiente).

Il senso dei luoghi deriva da conoscenza, memoria e comprensione
Si abita felicemente, insomma, nella sfera individuale – ma poi di conseguenza, anche nella sfera sociale – se riusciamo a tessere relazioni anche affettive con i luoghi ; e tanto più profonde sono le relazioni quanto più avremo tempo per frequentare quei luoghi e quanto più parranno belli. L’identificarsi con i luoghi, il far crescere radici emozionali e significative richiede frequentazioni ripetute, almeno in periodi della nostra vita adeguatamente lunghi, tempi lenti di percezione e memorizzazione. Sono queste allora le condizioni necessarie perché possano svilupparsi relazioni memorabili con i luoghi nei quali si svolge la nostra vita e per poter apprezzare la bellezza: frequentare i luoghi, sperimentarli con le diverse sensazioni corporali delle diverse ore e delle diverse stagioni, con lo stare o con il percorrerli lentamente a piedi.
Al contrario, si abita con infelicità e con disagio, o non si riesce proprio ad abitare, se non c’è tempo per approfondire le relazioni con i luoghi, perché li usiamo (consumiamo) soltanto, perchè li attraversiamo troppo velocemente, perché ci dividiamo tra troppi luoghi, o perché frequentiamo luoghi che posseggono pochi e deboli caratteri fisici distintivi, luoghi privi di bellezza.
Il rapporto con i luoghi, la propensione a far crescere radici che ci ancorino ad alcuni luoghi possiamo dunque intenderla come un bisogno profondo che è connaturato all’essere nel mondo, all’abitare il mondo fisico. Per soddisfare questo bisogno profondo occorre anche predisporre adeguati spazi.
Lo spazio che permette il crescere delle radici di relazione con i luoghi, sia relazioni esistenziali (individuali e sociali), sia relazioni percettivo-cognitive, sia relazioni estetiche è quello appartenente alla media e alla piccola dimensione (a dimensione d’uomo).

Perché il Quarticciolo, quartiere di Roma
Il Quarticciolo è un quartiere di Roma è una vecchia borgata ( verso la via Prenestina (parte est di Roma) che nasce fra il 1935-1940 come borgata ufficiale per “deportarvi” gli abitanti del centro storico colpiti dalla politica degli sventramenti di Mussolini.
La scelta del Quarticciolo è frutto della ricerca di un luogo popolare caratterizzato da una forte identità sociale e storica, pervaso da un reale senso di conquista dei propri abitanti. Persone coinvolte sentimentalmente con il loro ambiente e con un forte senso di appartenenza al luogo.
Attraverso il “mio occhio fotografico” ho voluto rappresentare la bellezza e le suggestioni di questo quartiere inteso come l’insieme della sua storia, delle architetture, degli spazi, degli abitanti e dei modi che hanno di viverlo e di sentirlo quotidianamente (“…Un luogo può definirsi come identitario, relazionale e storico…” - Marc Augè - I NON LUOGHI 1992)
La prima sensazione che ho avuto, quando sono arrivata davanti al Quarticciolo, è stata la difficoltà di varcare il confine del quartiere, simile ad una roccaforte inaccessibile, ma la curiosità per quella architettura e per l’ atmosfera quasi impalpabile che emanava mi ha spinto ad entrare.
Una volta dentro, l’istinto mi ha condotto nella trama ordinata delle vie, vere e proprie arterie del quartiere, verso i luoghi tipici delle relazioni (piazze, giardini, cortili interni…), cuore pulsante della vita sociale.
Mi sono sentita inserita in un contesto chiuso, quasi fossi un corpo estraneo causa di curiosità, preoccupazione e persino timore.
Sono diventata, quindi, oggetto di interesse e di attenzioni da parte della gente presente.
Mi hanno chiesto del perché mi trovavo lì, del perché stavo fotografando il Quarticciolo…., mentre spiegavo loro il mio progetto mi accorgevo sempre più di una grande disponibilità e accoglienza nei miei confronti e di un orgoglio per il proprio quartiere destato proprio dal mio interessamento.
Gli anziani non credevano ai loro occhi, finalmente potevano raccontare come era la loro borgata, la loro giovinezza, la loro storia.
Un sentimento misto, di vanto e disprezzo: molti si lamentavano del degrado delle case, delle piazze e della mancanza di servizi, ma alla domanda: se gli si fosse offerta l’opportunità di andarsene via dal quartiere rispondevano con un perentorio “NO”.
Questo mio percorso fotografico affronta le tematiche sociali del Quarticciolo, ne evidenzia l’identità ed in sintesi ne rappresenta l’aura (cfr. Roland Barthes – LA CAMERA CHIARA Note sulla fotografia -Paris, Seuil, 1980) e la controversa quotidianità della vita che vi si svolge.

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